Amministravano, governavano e soprattutto combattevano.
Possiamo chiudere gli occhi e vederli, movimenti ascetici, braccia che si muovono dentro le maniche ampie del kimono, oppure immobili con la katana abbassata in posizione gedan, la punta della lama che sfiora il terreno dopo aver immobilizzato in meno di quattordici secondi cinque uomini, immobili anche loro, aspettando che trascorra l'attimo per cadere a terra fulminati.
Proiettati nel passato, in un'epoca misteriosa, indeterminabile secondo criteri occidentali.
Ronin, un samurai libero, soldato mercenario, bandito di strada, istruttore di arti marziali, avventuriero.
Col passare degli anni il Samurai si trasforma in uno spirito aziendale rendendo possibile il boom economico del Giappone e il suo attuale sviluppo.
Il samurai, oggi, è in giacca e cravatta, ha un computer allacciato a Internet, una vendita in borsa, un ordine di mercato, un mini-loft alla periferia di Tokyo.
Un uomo con un fortissimo codice d'onore che è il suo punto di forza, è l'esperto conoscitore di una tecnica, di un sapere, di un'arte.
Combatte nel mondo con le armi in cui è abilissimo - sagacia, tenacia, intuizione e ironia - fedele a un personale codice d'onore e di giustizia che gli impedisce, per esempio, di essere disonesto.
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